"La poesia non è di chi la scrive... è di chi gli serve."
Così si difendeva il compianto postino Troisi dalle ire del Neruda-Noiret, al quale aveva rubato una poesia per dedicarla alla Cucinotta.
Ora, Mastella - in linea con la sua perpetua tendenza populistico-ignorantizzante a riportare sempre tutto al popopopolo - avrebbe potuto benissimo difendersi dai critici radical-chic politico-letterari (altrettanto ignorantizzanti: "Oddio, oddio! Neruda si sta rivoltando nella tomba!"), citando il motto del suo quasi-conterraneo. O - peggio - avrebbe addirittura potuto spingersi oltre con un perentorio: "Neruda era il poeta del popopopolo. Se fosse ancora vivo, voterebbe Udeur!".
Per fortuna ci ha risparmiato entrambe le bestemmie.
Il problema è che ormai - si tratti di un posto da dirigente pubblico o d'un componimento poetico, non fa differenza - non sa più nemmeno lui a chi sta indebitamente prendendo cosa. Bisogna che qualcuno l'aiuti, sennò non si raccapezza più: e se questa adesso salta fuori dal Brasile e gli chiede il pagamento dei diritti d'autore? C'è la possibilità che per sdebitarsi San Clemente le affidi la pubblica istruzione nel prossimo governo che andrà a ricattare?
Scuola di samba e beach soccer al posto delle elementari per lui non sarebbero un problema. Ma poi chi glielo spiega che gli tocca far digerire a Ruini pure i trans come insegnanti?
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