mercoledì 13 febbraio 2008

non ingroppare la donna d'altri (e manco la tua)

Caro Nanni, hai sgarrato! Vabbene er comunismo giovanile, chiudemo n'occhio su er prete nevrastenico, scordamose pure 'a palombella rossa e famo finta de nun vede er caimano... Ma 'a pecorina no! Fijo mio, 'a pecorina è peccato mortale!

Questo, in sostanza, è l'also sprach di
Don Nicolò Anselmi, responsabile della Cei per la pastorale giovanile. Alla notizia dell'ebbra e violenta quanto basta sgroppatina cinematografica di Nanni Moretti e Isabella Ferrari - non si capisce se il prelato abbia preso visione del peccaminosissimo atto, o gliene sia stato solo riferito - il povero curato si lagna così:

"Da un bravo regista e coraggioso idealista come Moretti e da un volto sensibile e delicato come la Ferrari mi sarei aspettato una scena romantica, soffusa, tenera, magari un momento d'amore aperto alla vita, ad un figlio."

Come a dire, la prossima volta non vi potete semplicemente tenere mano nella mano per dieci minuti di fronte alla telecamera, con gli occhi rivolti al cielo in attesa dell'illuminazione mistica e/o dell'arcangelo ingravidatore e/o della cicogna? Adesso per rimediare sarebbero d'uopo le nozze in chiesa, due pargoli di nome Matteo e Luca, un cane, la station wagon e la tessera dell'Opus Dei.
Ma, cari lettori, cerchiamo di andare oltre le solite facili ironie anticlericali e addentriamoci in dettagli scabrosi, un pò per desiderio di gossip, un pò per approfondire l'analisi psicologico-religiosa. Don Anselmi continua così:

"I due attori fanno l'amore in piedi, vestiti, senza guardarsi in faccia: capisco che la scena vada letta e inserita nel contesto del film, ma confesso che anch'io sono rimasto stupito e disturbato. Molte persone osservano che i consacrati non possono e non devono parlare di sessualità corporea perchè non la vivono. Mi sento di poter dire che noi la conosciamo e la stimiamo così bella e importante che ogni giorno la offriamo sull'altare, doniamo a Dio ed alla nostra comunità il nostro celibato, con fatica e con gioia. Per questo preghiamo per chi svaluta questi gesti".

I primi punti di attrito tra la morettiana pecorina e la cattolica dottrina sono dunque:

1) in piedi: il simpaticone che è in me potrebbe per prima cosa osservare che se ai preti non piace che si faccia l'amore in piedi è perché a parecchi di loro aggrada invece molto di più lo scranno del confessionale, dove sedersi comodamente con pargoli in braccio. Ma non si può certo far di tutta un'erba un fascio (o un clero). Resta allora la domanda sul perché di tanto astio per la posizione eretta durante la copula. Una rispota può essere che forse Don Anselmi, abituato ad offrire
quotidianamente "con fatica e con gioia" a dio e alla "comunità il nostro celibato" in piedi da dietro l'altare (come lui stesso sottolinea), confonda quest'ultimo tipo di sessualità con quella efficacemente mostrata da Moretti e dalla Ferrari (per entrambi precontratto pronto con Riccardo Schicchi), e che di conseguenza trasponga la scomodità e i dolori di schiena dovuti ad un'ora di letture sacre in piedi, al godimento di qualche minuto a cavallo. La questione ed i consigli sarebbero quindi, almeno dal suo punto di vista, eminentemente tecnici.

2) vestiti: questo è forse il punto più enigmatico: da quel che so per il cattolicesimo il corpo è peccaminoso, e meno se ne vede, meno si rischia. E poi, a voler esser di nuovo simpatiche canaglie, c'è da dire che di solito gli ex bambini preferiti raccontano che ai loro amorevoli tutori non piaceva togliersi la tunica, e che sbrigavano ogni santo uffizio slacciando solo un paio di bottoni. La questione rimane quindi - da un punto di vista diciamo di analisi pezzotto-freudiana - pienamente aperta.

3) senza guardarsi in faccia: questo punto invece mi pare un chiaro ed esplicito tentativo di suffragare il sempre rinascente antievoluzionismo: solo gli animali trombano senza guardarsi in faccia; gli uomini fatti non foste per viver come bruti; quindi (terzo passaggio del sillogismo), trombare senza guardarsi negli occhi è da bestie.
Giusto, ha ragione Don Anselmi. In effetti però è proprio quello lo sfizio (senza contare che anche le scimmie possono copulare guardandosi in faccia; ma questo non diciamolo a Don Anselmi, sennò gli si rivolta contro la teoria).

E', però, la chiusa del discorso - inserito nel
la newsletter(!!!) inviata ai ragazzi italiani che si preparano alla Giornata Mondiale della Gioventù di Sydney - di Don Anselmi che lancia i moniti più allarmanti, ai quali sentiamo di unirci con sentita e preoccupata partecipazione, dato il contenuto sociale e non semplicemente religioso del loro messaggio:

"
Spesso sono i più deboli, i più poveri culturalmente ad essere segnati da questi cattivi insegnamenti e vengono travolti da fantasie erotiche che diventano dipendenza e sfociano nella violenza."

Mario, 18 anni, costretto su una sedia a rotelle a causa di una grave masturbazione epidermica. Guido, 32 anni, ha venduto i mobili di sua madre per comprare l'intera collezione dei VHS originali di Selen. Monica, 27 anni, ha evirato per sbaglio suo marito con le unghie durante un rapporto violento.
Salve, sono Claudia Koll. Anch'io, come queste persone sono passata nell'incubo degli impulsi sfenati e del sesso esplicito, dando via il culo a Tinto Brass. Grazie all'aiuto di Dio e di Sanremo sono riuscita a uscire dal vortice della perversione dell'erotismo commerciale. Milioni di persone però non ce l'hanno fatta...
Le fantasie erotiche portano dipendenza e violenza.
Dici si alla vita, dici no ai tuoi impulsi sessuali.

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