Qua non sappiamo più quanto stiamo antanto su questa tera...
I problemi del "fascino" e della "direzione" sono strettamente collegati. Una "direzione" netta (sia essa la dittatura del proletariato o la conquista dell'Abissinia - fatte le solite dovute e necessarie differenze) è, per ampi strati della società civile, automaticamente carica di fascino. Quando manca l'ideologia (e non sono tra quelli che credono che ciò sia un male, per lo meno se intesa in senso "classico"), ad attrarre maggiormente sono 1) gli pseudo-valori tramandati (dio-patria-familgia), che il loro appeal ce l'hanno sempre, e 2) le cose "luccicanti", come l'abolizione dell'ICI o Ronaldinho al Milan. Dove manchino "valori" e "direzione", l'odierno "capitale" - permissivo e patinato, ben diverso da quello autoritario e cafone dei nostri nonni - ha gioco facile a ingurgitare ogni cosa. Che i "valori non svendibili" (cito da Casini) siano un interesse fittizio degli italiani lo dimostra il fatto che lo stesso Casini senza l'alleanza con l'impero della libertà sia, elettoralmente parlando, una nullità o poco più.
In sostanza, quindi, l'Italia è una bimba che ama le cose luccicanti. E direi che quanto a luccicanza Berlusconi è meglio di Mastro Lindo. Ora, se si è deciso di non emigrare, la questione è: competere formalmente con Mastro Lindo sul suo terreno, restando sostanzialmente diversi da lui. Walter, per dirne una, ha fatto una campagna elettorale sostanzialmente luccicante, e formalmente antica. Ossia il peggio del peggio.
Ma tornando a noi, "far luccicare" - per esempio - il commercio etico è molto più difficile che far "luccicare" il capello tinto di Berlusconi. La vera sfida è capire far capire che cose apparentemente piccole - il risparmio energetico, il rispetto delle libertà civili, la meritocrazia, la raccolta differenziata, la trasparenza etica delle istituzioni, la separazione della sfera pubblica da quella privata non solo in politica - pur se non connesse di per sé da un'ideologia (sempre nel senso "classico" del termine") di fondo che le sorregga, rappresentano già una "direzione". Una "direzione" che non sbrilluccica perché mira a piccole concretezze positive, che rendano migliore la vita nostra e di chi ci cammina accanto per le strade.
La domanda che mi e vi pongo è: "Come si può tradurre tutto ciò in politica reale? Bisogna far passare questi temi all'interno delle trame di partito - quale che sia - o puntare sul piccolo e quotidiano?"
1 commento:
I due atteggiamenti sono in contraddizione? Non mi pare. Certo la "rivoluzione" dal basso sarebbe la soluzione migliore, ma anche la più difficile, probabilmente.
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