Questa giovane giornalista americana si è inventata un metodo per eliminare la propria dipendenza da tutto ciò che ha uno schermo (m'è uscito lungo perché non sapevo dove calzare il link, eh eh). Personalmente sono convinto che - come per le diete o per i tentativi di smettere di fumare - non è tanto il metodo che conta, quanto la volontà e la costanza (e questa la poteva dire anche Luca Giurato per quanto è banale). La sua idea è però molto simpatica: staccarsi da qualsiasi cosa abbia uno schermo (cellulare, computer, i-pod...) una sera a settimana per almeno un anno (52 settimane, of course). L'importante, per aggirare le proprie debolezze, è comportarsi in maniera tale che loro non si rendano conto che le si sta prendendo per il culo. Bisogna insomma fare i creativi per battere la propria idiozia. Il guaio è che spesso a vincere è la creatività idiota (e a sto punto, tanto meglio l'idiozia creativa).
Io non lo so se st'americana riuscirà a disintossicarsi, anche se spero ce la faccia. Certo partire raccontando tutto sul proprio blog... direi che è scoraggiante: come a dire che comunque gira e vota sempre nel virtuale si va a finire. Ma almeno è un tentativo...
Per quel che mi riguarda comincio ad averne le palle piene del computer, e la cosa si intensifica ancor più se penso che gran parte delle attività necesserie al procedimento regolare della mia giornata: dallo scrivere all'ascoltare musica, dal consultare testi al cazzeggiare, dallo scrivere agli amici al contattarli per uscire, dall'organizzare l'archivio fotografico al consultare per motivi di disinteressata analisi socioculturale i siti porno... tutto passa per questo dannato schermo. Sento atrofizzarsi tante cose, senza che io sia in grado di oppormi. Anzi, peggio, mi rendo conto dell'atrofizzazione solo quando è già avvenuta, e a quel punto... buonanotte.
Pensavo fosse un problema mio, o perlomeno circoscritto ad una determinata cerchia di utenti, ma ultimamente mi sto rendendo conto che non è affatto così. La tizia americana è solo l'ultimo elemento (lei incarna, diciamo, l'aspetto trendy del problema): quello che mi ha fatto cadere letteralmente nel panico è stato mio padre (che fino due o tre anni fa era quanto di più lontano ci potesse essere dalla tecnologia), quando mi ha confessato di non riuscire a stare l'intero finesettimana senza internet.
Direi che so' cazzi.
martedì 4 marzo 2008
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